Come Gestire il Riposo in Arrampicata

Riposa! Sghisa! Respira!

Quante volte ti sarai sentire strillare questi consigli dai tuoi amici mentre stavi scoppiando dall’acido lattico e dalla fatica?

Insieme al classicissimo “alza i piedi”, il “riposa” è fra i consigli più in voga in falesia. Ma sono frasi dette tanto per o effettivamente il riposo è importante?

La risposta è che il riposo non è solo importante ma fondamentale per poter chiedere il massimo al proprio corpo durante la scalata. Tanti scalatori fortissimi non progrediscono perché sono abituati a contare solo sulla propria forza e quando si rendono conto che questa non basta si ritrovano in una impasse, mentre lo scalatore che ha sempre e solo contato sulla propria tecnica, sulla propria testa e soprattutto sulla sua capacità di gestire la fatica, arriva dove l’uomo dal bicipite d’acciaio non arriverà mai.

Andiamo a vedere meglio di cosa stiamo parlando…

Riposa anche quando non sei stanco

Poniamo due differenti situazioni: nella prima stai provando il tuo tiro “al limite” e nella seconda, invece, stai facendo un tentativo “a vista” su una via che non conosci.

Cosa succede nel primo caso. Sei partito da poco e non sei stanco. Cerchi di ottimizzare al meglio tutti i movimenti per renderli meno stancanti possibili e per arrivare fresco alla sezione (o alle sezioni) dura del tiro. In questo caso è importantissimo che ti prenda un momento per respirare a fondo e per sciogliere i muscoli sulle prese che lo permettono. Ti ricarichi e via, parti concentrato per arrivare in catena in libera.

A volte può capitare che le sezioni intense siano molto lunghe e che non ci siano prese buone dove riposarsi: in questo caso (Adam Ondra è il massimo esperto di questa tecnica) bisogna cercare di “sghisare”, andando a prendere la presa successiva. Si scrolla velocemente il braccio che si sta muovendo e poi ci si direziona sulla presa.

Vediamo ora cosa succede se stai scalando “a vista”. In questo caso non sai dove sarà la sezione dura del tiro dove è più probabile cadere. Non sai nulla di quello che ti aspetta. Proprio per questo motivo la tattica migliore è quella di riposarsi su ogni presa buona che si trova perché… potrebbe essere l’ultima!

La tecnica di riposo

Si sente parlare spesso di riposo attivo e riposo completo, ma cosa sono e quali sono le differenze?

Il riposo attivo è quel tipo di riposo che è più facile attuare su quasi tutti i tipi di vie. Si dice attivo perché anche se le braccia si riposano una alla volta in realtà svariati altri muscoli del corpo sono in tensione per rimanere in parete e non cadere (gli addominali, prima di tutti). Per sfruttare al meglio questo tipo di riposo lo scalatore deve cercare una posizione più rilassata possibile, ma soprattutto una posizione che lo faccia stare in equilibrio quando deve lasciare una delle due mani.

Trovata la giusta posizione (generalmente con il baricentro in linea con le mani) si lascia una mano alla volta per pochi secondi e si scrolla il braccio, verso il basso ma anche verso l’alto. Questo movimento fa sciogliere i muscoli e fluidificare il sangue pieno di tossine. Ma il gesto non è tutto perché il riposo va sfruttato anche mentalmente per rilassarsi, concentrarsi e partire carichi verso quello che viene dopo. Inoltre, durante il riposo ci si “smagnesa” le mani una alla volta per avere il massimo grip una volta che si riprende a scalare.

Il riposo completo è, invece, quel riposo dove è possibile lasciare tutte e due le mani insieme o anche rilassare tutti i muscoli del corpo. È la conformazione della roccia che permette questo tipo di riposo, spesso per via di una cengia dove si può stare in piedi o seduti o per una concrezione che permette un incastro di ginocchia. Nel primo caso, certamente saprete come fare per riposarvi, mentre per sfruttare al massimo un incastro di ginocchia ci vuole un po’ di tecnica ed esperienza a riguardo.

Pensavate che per scalare bastasse imparare la tecnica d’arrampicata? Vedrete quante cose esistono per migliorare la propria performance… il riposo è solo una di queste!

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