Sistemi sicurezza montagna di Storfit

Prima di considerare tutta l’attrezzatura necessaria per un’uscita in montagna in sicurezza, è fondamentale attivare il proprio cervello. La neve fresca, dopo un’abbondante nevicata, fa gola a chiunque, ma è necessario conoscerla e saperla affrontare. Ecco perché di seguito riportiamo alcune istruzioni che ogni amante della montagna, dal principiante all’esperto, deve sempre osservare con attenzione.

I Safety camp: una risorsa preziosa

I cosiddetti Safety camp sono corsi periodici tenuti dalle guide alpine, specializzate nell’attività di previsione dei rischi, di valutazione di essi e d’intervento in caso di valanga. Vi insegneranno a capire se una giornata è ideale per uscire oppure no, vi insegneranno a conoscere il terreno e le diverse tipologie di ambiente in cui avventurarsi: dal canale, alla cornice, ai boschi.

Vi insegneranno, inoltre, a utilizzare in modo rapido i sistemi di sicurezza, fondamentali a seguito di una valanga o di un distacco.

Naturalmente, è doveroso ricordare che, se non si conosce il territorio, è opportuno farsi accompagnare da una guida: non esitate a fargli domande e chiedergli spiegazioni, lavora per questo e sarà ben felice di aiutarvi.

Studiare e comunicare

Spesso si sente dire che “con la montagna non si scherza”: certo, è un’espressione ormai abusata, ma dalla quale non si può prescindere. Oltre a frequentare i Safety camp consigliamo di leggere con attenzione i testi dedicati, la letteratura sulla montagna è vasta e ricchissima di esperienze e insegnamenti utili.

Non limitatevi a consultare il bollettino meteorologico controllando lo stato di allerta; la montagna è imprevedibile, è necessario saper interpretare i segnali del territorio e l’influenza che eventi atmosferici come il vento possono avere su di esso. Basti pensare ai distacchi e alle discontinuità che caratterizzano in particolare l’arco alpino, oltre ai frequenti fenomeni di consolidamento, assestamento e sovraccarico, che bisogna conoscere e valutare.

Inoltre, comunicate sempre a qualcuno (il rifugista che vi ospita, amici o parenti a valle) in quale zona intendete andare, quale percorso avete in mente di seguire e, ancora più importante, non uscite mai da soli.

I sistemi di sicurezza: Artva, Sonda e Pala (A.S.P.)

Sono questi tre gli strumenti fondamentali, che possono essere acquistati singolarmente o in un unico pacchetto (mediamente quest’ultimo si trova sul mercato a circa 300 euro), oltre al kit di primo soccorso, che bisogna sempre avere con sé durante un’uscita in montagna.

Saperli usare bene e velocemente, fa la differenza tra la vita e la morte: ricordate che in caso di valanga, è fondamentale riuscire a recuperare chi è stato sommerso entro i primi quindici minuti, per aumentare le probabilità di sopravvivenza, e che i soccorsi impiegano molto più tempo ad arrivare sul luogo.

Tenete anche a mente che il 75 % delle morti per valanga è causato da asfissia e solo il 25 % è dovuto a un trauma.

ARTVA

L’ARTVA (o ARVA) è, come la sigla riassume, l’apparecchio di ricerca dei travolti in valanga. Esso sfrutta un segnale elettromagnetico per localizzare un individuo; ognuno quindi deve avere un proprio apparecchio e deve tenerlo sempre acceso e di indossarlo attaccato al corpo; questo è reso necessario dal fatto che una valanga può essere abbastanza potente da strappare i vestiti di dosso.
Esistono ARVA analogici e digitali, anche se ultimamente i modelli digitali sono più diffusi perché più intuitivi da usare e migliori nelle prestazioni; il funzionamento avviene secondo due modalità: la ricezione, quando l’apparecchio è pronto a ricevere eventuali segnali da altri dispositivi, e la trasmissione, quando l’apparecchio invia segnali agli altri. Quest’ultima è la modalità da tenere attiva durante tutta l’uscita. Un consiglio: i telefoni cellulari possono interferire con il segnale degli ARVA, quindi è meglio tenerli spenti durante la ricerca.

Pala

La pala, generalmente in metallo, anche se esistono alcuni modelli realizzati in plastica, è lo strumento necessario a rimuovere la neve durante la ricerca. Imparare la tecnica corretta di utlizzo fa la differenza ed evita di farvi sprecare energie inutili. Un esempio: una volta individuata la vittima, è meglio scendere a valle di qualche metro e cominciare a scavare in orizzontale, piuttosto che scavare in profondità sopra al travolto, che risulterebbe più difficile e faticoso. Questa è solo una delle molteplici techiche e nozioni che potrete imparare grazie ai corsi.

Sonda

La sonda è invece un’asta componibile e quindi allungabile; l’esempio che viene sempre in mente è il montaggio della struttura di una tenda. È generalmente lunga 240 cm e aiuta a individuare le vittime nascoste sotto la neve. La si utilizza infilandola in profondità nella neve nel tentativo di individuare il corpo travolto. Come per le pale, è importante conoscere la corretta tecnica di utilizzo e per questo non esitate ad allenarvi e a fare riferimento alle guide alpine.

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Lo zaino Air bag e il sistema Recco

Oltre ai tre strumenti fondamentali appena citati, eccone un altro che dovrebbe entrare a far parte della dotazione di tutti gli appassionati di freeride.

Lo zaino con airbag serve per ridurre il rischio di seppellimento e proteggere dai traumi in caso di caduta. Funziona come l’air bag delle automobili, ma va azionato manualmente tramite una leva. Presenta generalmente due tasche che, una volta attivate, si gonfiano e vi aiutano a “galleggiare” meglio e a rimanere più vicini alla superficie.

Lo zaino, a cui bisogna aggiungere la cartuccia che permette alle tasche di gonfiarsi, ha un costo medio comprensivo della cartuccia di circa 600-700 euro: piuttosto caro, certo, ma tenete presente che si tratta di uno strumento in grado di salvarvi la vita.

Inoltre, su alcuni modelli è stata recentemente aggiunta la tecnologia Air Safe, che permette alla persona travolta di espellere l’anidride carbonica dal fondo dello zaino tramite un sistema a boccaglio che vi consente di non saturare per un periodo più lungo l’aria che avete a disposizione.

Infine, il sistema Recco: è composto da un riflettore e da un rilevatore; il primo è una piastrina con all’interno due antenne che non ha bisogno di batteria o pile e che viene di solito inserita da alcuni produttori all’interno dell’abbigliamento o dell’attrezzatura. Essa è in grado di ribattere il segnale emesso dal rilevatore in possesso del soccorso alpino, permettendo l’individuazione del travolto.

Ecco dunque una breve panoramica di quali strumenti sono necessari per affrontare un’uscita in montagna in sicurezza. Ci teniamo però a ricordarvi, ancora una volta, che nulla di tutto questo può essere sufficiente se non è accompagnato da studio e prevenzione. Il nostro consiglio è quello di affidarsi sempre a una guida alpina, perché, come diceva Warren Miller: “Usa il cervello, è la parte più importante del tuo equipaggiamento”.

 

Thanks to: Sofia Marchesini

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