|Junko Tabei|Wanda Rutkiewicz|Donne e alpinismo nella storia

Donne e alpinismo, una storia senza tempo

Donne e montagna: un amore senza tempo, contro pregiudizi e stereotipi. Basti pensare che Henriette d’Angeville scalò il Monte Bianco nel lontano 1838, e non fu la prima donna ad avere a che fare con la quota.

Abbiamo scelto proprio lei come emblema della stretta relazione che lega le donne alla montagna, in quanto una volta compiuta l’impresa in gonna e aiutata da un bastone, venne derisa durante la discesa da una Guida di Chamonix, la quale disse: “Avete avuto il grande merito di andare sul Monte Bianco, ma bisogna convenire che il Monte Bianco ne avrà molto meno ora che anche le signore possono scalarlo”.

Ma così non fu, e oggi la storia è popolata di donne che contro ogni stereotipo hanno conquistato le vette più alte del mondo.

Donne e montagna, le protagoniste

Partendo dai confini del nostro Bel Paese, possiamo citare le donne della casa reale, come la Regina Margherita, che raggiunse l’attuale Capanna Margherita oppure Maria Jose di Savoia, che conquistò Cervino e Monte Bianco. Il tutto ovviamente nei primi anni del secolo scorso, periodo in cui le scarpe erano chiodate e la gonna era ancora un obbligo.

Insomma, quella dell’alpinismo “rosa” è una storia meravigliosa, fatta di imprese straordinarie, che equivalendo a quelle maschili, ne annullano l’artificiosa differenza di genere.

Infatti, nel lasso di tempo che separa Henriette da Nives Meroi, le donne che hanno messo la loro bandierina sulle vette più importanti del mondo sono davvero numerose, e in questo contesto alcuni nomi non possono mancare.

Iniziando da Lucy Walker, la quale raggiunse la vetta del Cervino lungo la cresta Hörnli nel 1871. Continuando con Annie Smith Peck, ardente suffragetta e scrittrice, che nel 1908 conquistò il monte peruviano Huascaràn, 6768 metri.

Ma le grandi quote hanno sempre affascinato il “gentil sesso” tanto è che le prime conquiste importanti arrivarono nel 1975 con Junko Tabei, che scrisse sul diario di vetta dell’Everset una pagina della storia dell’alpinismo femminile. Precise, tenaci, audaci e coraggiose. Oggi le donne da 8000 sono davvero numerose, e fanno squadra con gli uomini, i quali le dichiarano parti essenziali del team.

Junko Tabei

Ci fermiamo qui? Assolutamente no, bisogna continuare Wanda Rutkiewicz: la prima donna al mondo a raggiungere la cima del K2 senza ossigeno supplementare nel 1986, la quale purtroppo perse la vita nel tentativo di scalare tutti i 14 ottomila.

Wanda Rutkiewicz

Un passaggio significativo, poi, è stato compiuto in tempi più recenti da Alison Jane Hargreaves: scalò la parete nord dell’Eiger incinta del suo primo figlio, Tom Ballard, recentemente scomparso. A chi la criticò rispose: “Ero incinta, non malata”.

Oggi, con l’evolversi della tecnologia e la rottura di ogni stereotipo, le donne che si dedicano all’alpinismo di un certo livello sono sempre di più.

Gerlinde Kaltenbrunner, ad esempio, raggiungendo nell’agosto del 2011 la vetta del K2 è divenuta la prima donna al mondo ad aver scalato tutti gli ottomila senza l’utilizzo di ossigeno supplementare.

C’è poi la caparbietà di Elisabeth Revol, prima donna a compiere una prima invernale su un ottomila, strappando il primato ad una fortissima Tamara Lunger. Anche su di lei ci sarebbe un libro da scrivere che già all’età di 14 anni aveva il sogno di scalare un ottomila e da sempre una certa idea di come doveva essere.

E nel 2009, con la sua prima esperienza alpinistica in Nepal, poté confermare a sé stessa che quell’idea era corretta. Da allora, le cose sono state chiare a Tamara: “Questa è la vita che voglio, niente di diverso”.

Per concludere con la coppia d’oro dell’alpinismo Nives Meroi, sempre accompagnata dal marito Romano. I coniugi hanno scalato tutte le quattordici vette sopra gli 8000 metri, tutte raggiunte senza l’uso di ossigeno supplementare.

Le donne citate e le imprese di cui si sono rese protagoniste, sono soltanto alcune di una lista innumerevole di alpiniste che hanno partecipato alla scrittura della storia alpinistica.

Imprese che mostrano come l’alpinismo sia divenuto negli anni una pratica sempre più femminile, dimostrata anche dal fatto che circa il 33 per cento degli iscritti al Cai sia di sesso femminile.

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