Due o tre giorni di traversata, in completa autonomia, liberi di fermarci dove vogliamo, di scegliere all’ultimo momento il posto migliore dove fare tappa, lontani da tutto e da tutti. Un sogno? No, una proposta che spesso tutte le guide escursionistiche fanno sempre ai propri clienti e che si tramuta in un’esperienza straordinaria, da vivere e raccontare agli amici.
Certo, l’organizzazione richiede un po’ di impegno e di fatica in più, ma la soddisfazione è impagabile. La programmazione di un trekking lungo con pernottamento in tenda, richiede quindi una buona pianificazione e, soprattutto, un’attenzione particolare ai materiali utilizzati. Rispetto al solito bagaglio base, infatti, fondamentale per qualsiasi escursione, dovremo aggiungere:
- Tenda;
- Materassino;
- Sacco a pelo;
- Fornello, pentolino, scorte di cibo.
La tenda e le sue caratteristiche principali
La tenda per il trekking, la nostra piccola casetta portatile, andrà scelta in funzione della sua ampiezza, della sua resistenza alle intemperie, della sua funzionalità di montaggio e ovviamente del suo peso.
La sua struttura potrà essere a “igloo”, preferibilmente a più pali incrociati tra loro, le cosiddette “geodetiche”, autoportanti, oppure a “tunnel” con pochi pali paralleli tra loro a formare una specie di tubo, che starà in piedi solo quando avremo fissato beni tutti i picchetti.
Il doppio telo è auspicabile, perché consente di creare una buona camera d’aria isolante tra noi e gli elementi esterni; una buona abside, inoltre, ci consentirà di mettere al riparo l’attrezzatura senza portarla all’interno e di cucinare al coperto in caso di pioggia. Spesso il temporale di fine giornata ci sorprende e allora un buon sovratelo a cuciture nastrate sarà la nostra garanzia per la notte.
Volendo alleggerire al massimo il peso, potremo optare per una tenda monotelo con paleria sostituita dai bastoncini da trekking; una scelta che può rivelarsi molto comoda e utile, soprattutto in estate.
In sintesi, sceglieremo una cosiddetta tenda “3 stagioni”, resistente a vento, pioggia e leggera a sufficienza, massimo tre chili e mezzo per una tre posti. Le tende “4 stagioni”, sono ovviamente più robuste e pesanti, andranno prese in considerazione se prevediamo anche attività invernali o destinazioni in cui il clima è decisamente ostile, come la Patagonia o l’Islanda.
Cercheremo di dividerla tra i partecipanti in tre pacchetti, ovvero sovratelo, paleria e telo interno, magari fissandoli all’esterno dello zaino con le apposite cinghie e riparandoli all’interno di un sacchetto stagno.
Ritrovare il contatto con la terra è uno degli obbiettivi del nostro tour “tendato”, riuscire a dormire comodi, gioverà alle le nostre stanche ossa e al nostro meritato riposo. La tecnologia, a questo proposito, ha fatto negli ultimi anni passi da gigante. Siamo passati dalle scomode stuoie in materiale espanso ai materassini auto gonfianti, per finire ai nuovi materassi gonfiabili, sicuri e estremamente isolanti, sui quali potremo finalmente riposare veramente dopo le fatiche della giornata.
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Il sacco a pelo: come sceglierlo?
Eccoci quindi alla valutazione del terzo elemento fondamentale da inserire nel nostro zaino: il sacco a pelo. Concentreremo le nostre attenzioni sulla sua imbottitura e sul rivestimento esterno. La sua forma ormai più diffusa è quella a mummia con cappuccio.
Lo spessore dell’imbottitura invece è variabile e dev’essere valutato in base alle temperature che intendiamo affrontare nelle nostre avventure. Per esperienza e per aumentare il suo raggio di azione, la nostra scelta potrebbe rivolgersi ad un sacco che garantisca il comfort intorno a 0°C. Potremo aprirlo se avremo caldo ed eventualmente raddoppiarlo per dormire anche a temperature inferiori.
L’imbottitura è solitamente in piuma o in materiale sintetico. La scelta andrà fatta in funzione del peso, dell’ingombro una volta chiuso e soprattutto delle prestazioni che vogliamo ottenere. Sebbene molto isolante e comprimibile in rapporto al peso, la piuma è praticamente inefficace se si bagna. Utilissimo, anzi indispensabile, un buon sacco impermeabile per riporlo, fornito di cinghie di compressione per ridurre al massimo gli ingombri.
Concludendo potremmo affermare che un sacco a mummia, con temperatura di comfort pari a 0°C, realizzato in piuma e rivestito di materiale resistente all’umidità, è la scelta migliore per la stragrande maggioranza dei trekker evoluti.
Siamo ormai pronti e carichi, molto carichi! Lo zaino sarà sicuramente più pesante del solito, costringendoci a diminuire il nostro ritmo di marcia, ad aumentare le pause e a considerare la nostra giornata outdoor in maniera diversa dal solito. Potremmo persino farci un tè a metà pomeriggio, accendendo il nostro fornelletto ultraleggero.
L’autonomia che ci concede la tenda andrà supportata da adeguate scorte di cibo che dovremo scegliere considerando prima di tutto fattori fondamentali come peso, ingombro e la conservazione nel tempo. Ottime buste liofilizzate o precotte saranno il nostro piatto principale durante le nostre cene al campo.
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Dove piantare la tenda?
La giornata di trekking si conclude con la scelta del posto migliore dove montare la tenda; dovremo seguire alcuni principi fondamentali, il primo dei quali sarà: non fare campo nei terreni privati senza avere chiesto prima il permesso al proprietario. In parole povere, se ci piace proprio quel prato vicino all’alpeggio, premuriamoci di chiedere al pastore se possiamo montare la tenda per la notte, magari rendendoci anche disponibili a fornire qualche piccolo aiuto.
Nella scelta del luogo di bivacco per la notte dovremo anche tenere conto anche della vicinanza di corsi d’acqua, pericolosi in caso di piena ma altrettanto utili per approvvigionarsi e lavare la nostra attrezzatura. Possibilmente monteremo la tenda da trekking in un luogo leggermente rialzato per avere terreno asciutto e al riparo dal vento dominante.
A questo punto, un ultimo argomento importantissimo: dove faremo i nostri bisogni? Sembra una battuta, ma di fatto non lo è. È necessario un posto ovviamente riparato, lontano almeno una ventina di metri dalla tenda, che andrà condiviso, nei limiti del possibile, con i compagni. Un piccolo consiglio: una piccola paletta sarebbe ideale per scavare una buca e ricoprire i nostri “ricordi”.